Parodontite, una patologia che interessa quasi il 40% della popolazione

Parodontite, una patologia che interessa quasi il 40% della popolazione
Secondo il Global Burden of Disease Study, la malattia parodontale è l’11ª patologia più diffusa nel mondo. Oltre il 40% della popolazione nei paesi industrializzati mostra segni clinici di parodontite, e più del 10% ne manifesta forme gravi. Eppure, secondo i dati SIdP (Società Italiana di Parodontologia e Implantologia) e Istat, solo il 9% degli italiani tra i 25 e i 74 anni riceve una diagnosi di parodontite e appena l’1,2% cure adeguate.

Per conoscere meglio la malattia parodontale abbiamo chiesto al Dott. Alessandro Nisio, coordinatore della Dental Unit di Città di Lecce Hospital, di cosa si tratta, come viene diagnosticata e come fare prevenzione.

Cos’è la malattia parodontale

La parodontite, o malattia parodontale, è una patologia infiammatoria cronica multifattoriale del tessuto parodontale, ovvero i tessuti che circondano e sostengono i denti: gengiva, osso e legamenti. Causata da specifici microrganismi batterici contenuti nella placca dentale, la parodontite è caratterizzata appunto da una grave infiammazione cronica, che porta alla progressiva distruzione dei tessuti. Inizialmente si presenta spesso come una gengivite, contraddistinta da sanguinamento, gengive gonfie e dolore. Se non trattata, può progredire in parodontite comportando la perdita dell’attaccamento parodontale e dell’osso di supporto.

Le conseguenze

La progressione della patologia può condurre alla perdita ossea ed è la causa principale dell’edentulia tra gli adulti, in grado di compromettere la masticazione, l’estetica, la fiducia in se stessi dei pazienti e la qualità della vita. Inoltre, la parodontite ha conseguenze potenzialmente negative sulla salute generale.

Studi epidemiologici hanno dimostrato che la malattia parodontale aumenta il rischio di uno scarso controllo glicemico e di complicanze nei pazienti affetti da diabete mellito e come un adeguato trattamento della patologia migliori il controllo glicemico nei pazienti affetti da diabete di tipo 2.

La parodontite è anche associata a malattie cardiovascolari e a problemi gestazionali. Esistono, infine, evidenze scientifiche che correlano la parodontite a infezioni polmonari nosocomiali, ad alcuni tipi di tumore e all’artrite reumatoide.

La diagnosi

La diagnosi di parodontite arriva generalmente dopo una valutazione clinica da parte dello specialista con ispezione di denti, gengive e tasche. Il medico può in un secondo momento prescrivere una RX dentaria per indagare eventuali perdite di osso alveolare.

A una corretta diagnosi parodontale deve seguire un trattamento personalizzato per prevenire i problemi estetici, funzionali e psicologici nei pazienti. Presso la Dental Unit di Città di Lecce Hospital, la stretta collaborazione tra parodontologo, igienisti dentali e specialisti di branche della medicina correlate con la malattia parodontale garantisce un approccio clinico multifattoriale specifico per ogni paziente.

Il trattamento

Il trattamento della parodontite prevede soluzioni diverse in base alle necessità del paziente e alla severità della patologia. La malattia parodontale si classifica in quattro stadi (iniziale, moderato, severo e avanzato) e in tre gradi di progressione (A, B, C).

Tutte le tipologie di parodontite prevedono come trattamenti di partenza detartrasi e levigatura radicolare. In caso di tasche più profonde di 4 mm può essere opportuna la somministrazione di una terapia antibiotica e l’applicazione di un gel antibatterico.

Alcune forme avanzate della patologia possono richiedere un intervento chirurgico, per l’eliminazione della tasca e il rimodellamento dell’osso alveolare.

Fattori di rischio e prevenzione

La prevenzione e il trattamento precoce dell’in­fiammazione gengivale risultano le strategie più efficaci per combattere la parodontite. I controlli regolari presso il medico odontoiatra sono fondamentali per la salute del cavo orale e per rimuovere gli accumuli di placca responsabili dell’infiammazione delle gengive. È, inoltre, possibile intervenire modificando fattori di rischio come:
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