Secondo una recente indagine,
sono almeno 3,5 milioni le persone nel nostro Paese a rischiare una parodontite grave, cioè circa il 15% dei 25-30 milioni di italiani con un’infiammazione gengivale (dati Doxa 2022).
Per limitare questo rischio, è fondamentale praticare una
buona igiene orale e un
corretto stile di vita, oltre che effettuare
controlli regolari dal dentista, per monitorare la salute orale e individuare precocemente eventuali problematiche. Ma cos’è la
parodontite, come riconoscerla e come può essere trattata? Ne abbiamo parlato con il
dott. Michele Modoni, odontoiatra esperto in Parodontologia e responsabile della
Dental Unit di
Città di Lecce Hospital.
Cos’è la parodontite
La malattia parodontale è una patologia caratterizzata dall’
infiammazione dei tessuti che circondano i denti, tra cui le gengive, i tessuti che sostengono la dentatura e le ossa mascellari. L’infiammazione porta all’arretramento dell’osso di supporto del dente, che quindi inizia a muoversi. Se la patologia non viene trattata, il dente aumenta la sua mobilità e cade.
La principale causa della parodontite è una
prolungata esposizione ai batteri presenti nella placca dentale, che proliferano e si accumulano sulla superficie dei denti per via del deposito di batteri e delle particelle alimentari. Può interessare pazienti di tutte le età, anche se esistono fattori di rischio che influiscono fortemente sul suo sviluppo, come la presenza di diabete non correttamente trattato e l’abitudine al fumo di sigaretta.
I sintomi
Inizialmente la parodontite è spesso asintomatica: il processo di diffusione dell’infiammazione è generalmente lento, per questo i controlli da dentista sono fondamentali per una
diagnosi precoce che consenta di intervenire in tempo.
Tra i
sintomi rilevabili più comuni troviamo:
- gengive gonfie;
- sanguinamento gengivale;
- alitosi;
- sensazione di mobilità dei denti;
- denti “allungati” (per la retrazione delle gengive);
- infiammazione.
Parodontite: diagnosi e trattamenti
La
visita specialistica inizia con l’anamnesi, per accertare i sintomi del paziente, ma anche il suo stile di vita, le sue abitudini alimentari e che riguardano l’igiene orale. Dopo un esame obiettivo, completato dalla valutazione indolore tramite una piccola sonda millimetrata del supporto osseo intorno a ogni dente, se si sospetta la presenza di parodontite, il medico può prescrivere indagini di approfondimento per raggiungere una diagnosi certa, come:
- esame fotografico endorale ed extraorale (per valutare la salute dei tessuti gengivali);
- esame radiografico endorale (per studiare la situazione del riassorbimento delle ossa).
Il trattamento della parodontite è stabilito dallo specialista tenendo conto della severità della problematica e delle necessità del paziente.
Trattamento parodontale non chirurgico
La
prima fase del trattamento della malattia parodontale ha come scopo la
riduzione dell’infiammazione, con la rimozione del tartaro e della placca batterica. La procedura, chiamata scaling o levigatura radicolare, è completata in un ciclo di 3-4 sedute. In alcuni casi può essere necessaria la somministrazione di una terapia antibiotica e/o l’applicazione di un gel antibatterico.
Dopo 6-8 settimane la situazione viene rivalutata con il sondaggio parodontale e l’esame fotografico, per studiare come proseguire la terapia. Fin dalla diagnosi, è fondamentale che il paziente venga istruito su una
corretta igiene dentale, per fermare la diffusione dell’infiammazione.
Il trattamento chirurgico della parodontite
La malattia parodontale, in alcune forme avanzate, può richiedere un intervento chirurgico, volto all’
eliminazione delle tasche parodontali (prodotte dall’aumento del solco gengivale) e al r
imodellamento dell’osso alveolare. Questo tipo di trattamento è utile anche per evitare o limitare nuovi danni legati a un’eventuale ricomparsa della parodontite.
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