Detartrasi

La detartrasi consiste in una serie di procedure odontoiatriche non invasive che hanno un obiettivo molto importante: l’ablazione del tartaro, ovvero la rimozione ottimale della placca batterica che si è calcificata sulla superficie dentale. Questo perché, sebbene ognuno di noi possa ogni giorno pulire i denti con cura e attenzione, i batteri e il deposito di placca sui denti restano comunque presenti in profondità e in modo particolare in quelle aree non facilmente raggiungibili da spazzolino e filo interdentale.

La detartrasi è quindi un alleato fondamentale quando si vogliono evitare conseguenze potenzialmente anche serie per la salute dei propri denti. Molto spesso, si parla di detartrasi o pulizia dei denti come se le due espressioni si equivalessero. In realtà, per essere precisi, la detartrasi rientra nella macroarea della pulizia dei denti, che a sua volta fa parte delle procedure di igiene orale professionale.

 

La struttura dei denti e la loro importanza

La salute della bocca ha un’influenza assai significativa in tanti ambiti della vita che spesso diamo per scontati. I denti sono funzionali alla masticazione e sono legati al nostro modo di comunicare. Non si può non considerare inoltre il lato estetico, che ha un peso sull’autostima e in generale sulla qualità della vita. È utile quindi osservarne la struttura per comprendere meglio l’utilità della detartrasi.
Il dente è così composto, dalla componente più superficiale fino a quella più profonda:
  • Corona: la parte visibile del dente che esce dall’alveolo, la cavità ossea in cui si trova. A ogni diversa forma corrisponde la propria funzione.
  • Colletto: il tessuto intorno a cui si forma la gengiva. È lo strato intermedio, che dev’essere oggetto di particolare attenzione durante l’igiene: la placca batterica vi si accumula facilmente.
  • Una o più radici all’interno dell’osso alveolare. È una soltanto in incisivi, canini e premolari inferiori; doppia o tripla nei molari e nei premolari superiori.
All’esterno del dente troviamo lo smalto, che è in assoluto la componente più dura dell’organismo umano. La dentina è un tessuto osseo molto robusto a cui si deve la colorazione stessa dei denti. La dentina protegge la polpa, il tessuto molle costituito da nervo, vasi sanguigni e altre cellule che è responsabile della vitalità del dente.

 

Perché è importante la detartrasi: i benefici

La detartrasi dentale porta numerosi benefici alla salute del cavo orale, nell’immediato ma soprattutto nel lungo periodo:
  • La rimozione di placca e tartaro è profonda e non danneggia denti o gengive, permettendo di spingersi negli spazi interdentali e sotto le gengive stesse.
  • Rende la superficie dentale lucida e più bianca, rimuovendo anche eventuali macchie (non è però da confondersi con lo sbiancamento).
  • Rafforza i denti e ne prolunga la vita.
  • Combatte l’ipersensibilità dentinale, che si manifesta con un tipico, acuto e breve dolore in risposta a determinati stimoli.
  • Previene lo sviluppo di carie e patologie.

 

Quali problematiche evita la detartrasi

La detartrasi dei denti è infatti una pratica essenziale per evitare danni ed eventuali complicanze. Un’igiene orale non sufficiente può non solo provocare alitosi, ovvero il tipico alito pesante che è conseguenza di reazioni chimiche legate alla proliferazione dei batteri, ma anche:
  • Gengivite, l’accumularsi della placca (composta da batteri, cellule morte e piccolissimi residui di cibo) ne è il principale responsabile. I batteri aderiscono ai denti e, unendosi agli elementi presenti nella saliva, concorrono alla formazione del tartaro. L’accumulo di placca e tartaro insieme fa sì che il tessuto gengivale si infiammi, dando luogo ai caratteristici arrossamento e gonfiore. Si tratta di un disturbo piuttosto comune e di per sé non grave, che però non va assolutamente sottovalutato: un trattamento tempestivo può evitare la sua degenerazione in una patologia vera e propria.
  • Parodontite, l’infiammazione gengivale non trattata può comportare la formazione delle tasche parodontali, ovvero sacche localizzate fra gengive e denti che si spingono fino a intaccare la parte più profonda della struttura dentale, fra radice e osso. In questo spazio, l’ossigeno non riesce ad alimentare i tessuti e si crea la condizione ideale per lo sviluppo di colonie batteriche di significativa aggressività. In presenza di parodontite, dunque di infiammazione cronica, il paziente sperimenta dolore, gonfiore, sanguinamento, masticazione dolorosa, recessione gengivale ed esposizione delle radici. Nei casi più gravi (piorrea), la recessione gengivale è tale che i denti risultano mobili. La parodontite è infatti una delle più comuni cause di perdita dei denti nelle persone adulte e in assoluto la più comune in quelle anziane. Non solo: questa patologia è così strettamente connessa all’azione dei batteri che, a causa della presenza di questi nel flusso sanguigno, può anche causare parti prematuri e patologie cardiovascolari.
  • Pulpite dentale, l’infiammazione della polpa dentale. Si tratta di un disturbo particolarmente subdolo, in quanto il paziente lamenta un dolore di non facile collocazione: il dente sembra “pulsare”. Vi sono casi estremamente seri in cui alla pulpite segue la necrotizzazione, ovvero la morte vera e propria della polpa.
  • Carie profonda, si sviluppa al di sotto della placca batterica che circonda il dente. Se viene trascurata, la carie può arrivare fino alla dentina e in seguito fino alla polpa, andando così a toccare i tessuti nervosi del dente. La formazione della carie può essere connessa non solo alla scarsa igiene orale, ma anche a caratteristiche intrinseche dei denti (disallineamento, fragilità), alla diminuzione della quantità di saliva e a cattive abitudini come fumo o alimentazione ricca di zuccheri e in generale non equilibrata.

 

Le tipologie di detartrasi

In definitiva, cos’è la detartrasi e come si classifica? Ne esistono due principali tipologie, distinte in base alla zona in cui avviene l’ablazione di placca e tartaro:
  • Detartrasi sopragengivale. In questo caso, la pulizia viene effettuata sull’area visibile dei denti e rimuove le tipiche calcificazioni spesso di colore marrone/giallo (la colorazione è anche legata alle abitudini di consumo, quindi all’assunzione di caffè, al fumo, ecc.). Queste non sono solo antiestetiche, ma contribuiscono all’alitosi.
  • Detartrasi sottogengivale. Un intervento di detartrasi profonda si concentra sulla parte meno esposta delle gengive, dove il tartaro potrebbe accumularsi e dare il via alle complicazioni viste in precedenza. Spingendosi fino a 3 o 4 mm sotto il bordo gengivale, l’igienista rimuove il tartaro e dà la possibilità alle gengive di guarire. Tale tipologia di detartrasi è particolarmente consigliata per le persone predisposte allo sviluppo di patologie parodontali.
La detartrasi gengivale può anche includere entrambe queste tipologie se necessario: sarà lo specialista a scegliere la migliore opzione sulla base della singola situazione.

 

Come si esegue una detartrasi

È possibile eseguire una detartrasi utilizzando varie tipologie di strumenti e tecniche, a seconda della condizione di partenza. Per la detartrasi a ultrasuoni si utilizzano ablatori appositi, in cui all’azione degli ultrasuoni si unisce quella di un flusso d’acqua pressurizzata.

Gli ultrasuoni fanno sì che una punta metallica sterilizzata vibri a una frequenza elevatissima: è così che vengono frammentati gli accumuli di tartaro sopra e sotto le gengive e, al contempo, vengono rimossi i batteri che compongono la placca. Nello stesso momento, il getto d’acqua consente di eliminare le incrostazioni ed evita che il dente si surriscaldi. Questa tecnica è particolarmente efficace quando il tartaro si è accumulato sulla superficie dentale visibile.

Spesso in combinazione con quella a ultrasuoni, la detartrasi manuale prevede l’utilizzo di strumenti come le curette: la sua lama in acciaio permette di raschiare lo smalto del dente senza scalfirlo e di rimuovere in sicurezza placca e tartaro.

La pasta abrasiva viene utilizzata per rimuovere gli ultimi residui di placca e le macchie di caffè o fumo, così come per rendere i denti più bianchi e brillanti. I denti vengono lucidati e rinforzati tramite l’applicazione di mascherine contenenti fluoro. Infine, in caso di ipersensibilità dentinale, si applica sui denti una pasta apposita per ridurla o prevenirne lo sviluppo. Una volta che il paziente ha risciacquato con acqua la bocca, così da eliminare possibili residui di sostanze, la procedura si considera terminata.

In genere, la detartrasi dentale non è dolorosa. Alcuni pazienti possono percepire un certo grado di fastidio durante la pulizia, soprattutto se le incrostazioni sulla superficie dentale risultano di difficile rimozione. Vi sono inoltre soggetti caratterizzati da una sensibilità dentinale spiccata, a cui, in assenza di controindicazioni, può essere somministrata un’anestesia locale: una procedura indicata in caso di detartrasi sottogengivale.

Per ottenere nel miglior modo possibile tutti i vantaggi della detartrasi e anche per tenere sotto controllo l’insorgere di fastidi durante l’intervento, è bene eseguirla per prevenzione ogni 6 mesi o almeno una volta all’anno. I pazienti che già soffrono di patologie orali dovrebbero invece sottoporvisi ogni 3 mesi circa. Molto importante è inoltre il supporto di una visita di controllo, in cui l’odontoiatra può valutare la salute dei denti ed eventualmente intercettare la formazione di carie.

 

Dopo la detartrasi

Di fronte a un eventuale sanguinamento delle gengive dopo l’intervento, non c’è da preoccuparsi: si tratta di una conseguenza ordinaria e transitoria. Se il sanguinamento è fonte di fastidio, è possibile procurare sollievo alle gengive con l’uso di un dentifricio e di un collutorio per denti sensibili (ma solo per favorire la guarigione). Sono inoltre consigliabili risciacqui con acqua e sale, o acqua e olii essenziali con azione lenitiva (come quello di melaleuca). Del resto, la durata e la rilevanza di questo fenomeno sono da ascrivere alla situazione iniziale e a quanto la pulizia si è rivelata profonda.

Alcuni pazienti possono inoltre percepire una maggiore sensibilità, che però tende a scomparire poco dopo la procedura e che può essere affrontata con l’utilizzo di uno spazzolino con setole morbide. Subito dopo la seduta, si consiglia di:
  • Non bere o consumare sostanze particolarmente dolci e macchianti (tè, caffè, ecc.);
  • Non fumare (almeno per un paio d’ore);
  • Non usare subito il filo interdentale.
Nelle settimane a seguire, il paziente deve continuare a prestare attenzione alla propria igiene orale: sottoporsi a detartrasi non significa dimenticare la pulizia dei denti domestica, che dev’essere rigorosa e costante.

L’igiene orale domestica deve comprendere:
  • spazzolare con il dentifricio i denti almeno tre volte al giorno alla fine di ogni pasto;
  • usare il filo interdentale almeno una volta al giorno;
  • risciacquare il cavo orale con collutorio.
Un’igiene corretta portata avanti in autonomia e la detartrasi professionale sono entrambe indispensabili alla salute della bocca e dei suoi più importanti componenti.

 

La detartrasi in gravidanza e per i bambini

Questa pratica odontoiatrica non ha controindicazioni in gravidanza, se è stato appurato che la futura mamma non è in condizioni mediche particolari. Al contrario, una visita di controllo e il trattamento possono aiutare a gestire una delle tipiche alterazioni della gestazione: l’infiammazione gengivale, legata alle variazioni ormonali.

Naturalmente, ogni situazione dev’essere indagata singolarmente, ma in generale sottoporsi a detartrasi è quindi consigliato, soprattutto a partire dal secondo trimestre di gravidanza: questo perché si è ormai concluso il periodo più complesso per la formazione del feto.

La prevenzione odontoiatrica è estremamente importante nei pazienti più piccoli. I bimbi devono ricevere il prima possibile un’educazione volta a valorizzare il ruolo dell’igiene orale e di una pulizia ben fatta e costante. Al contrario di quanto spesso si pensa, è bene portare i propri figli alla primissima visita odontoiatrica prima ancora della comparsa dei denti permanenti: i denti da latte sono infatti da proteggere e conservare nel modo migliore. La detartrasi professionale nei bambini è assolutamente identica a quella studiata per i pazienti adulti. La frequenza è però un’altra questione: ogni caso è a sé e varia a seconda delle valutazioni stabilite dal medico.

 

Detartrasi: a chi rivolgersi?

I denti sono molto più che parte del nostro sorriso. Ecco perché la loro salute è una questione delicata e dalle molte sfaccettature, che deve portare a una scelta attenta della struttura a cui affidarsi per la prevenzione. Professionisti specializzati, tecnologia avanzata e un approccio multidisciplinare e basato a 360 gradi sullo stato di benessere del paziente: sono tutte componenti strettamente necessarie alla buona riuscita del trattamento.
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